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Passo Barca di Falzè di Piave

Passo barca su un muro di Falzè che scende alle piscine.
Un porto di passaggio e traghetto per il trasporto di prezioso legname dai monti a Venezia e dal Montello alla sponda opposta.
Ma è Venezia stessa tra il 1592 e 1593 che decide di sopprimere d’autorità il secolare passo barca di Falzè.
Decisione presa dal Provveditore Marco Venier che non esita a definire “peste del bosco” l’intenso via vai di barche tra le due rive.
Sembra, infatti che da tempo il passo sia sfruttato in seguito per un contrabbando di roveri di giorno, ma soprattutto di notte attuato da audaci boscaioli che compiono vere e proprie scorribande nella riserva, saccheggiando le preziose risorse di legname destinate all’Arsanale.
A nulla valgono le proteste dei Collalto, la decisione di Venezia è irrevocabile, d’ora in poi chi osa attraversare il Piave per tagliare alberi va incontro alla pena capitale e con decreto del 1668 viene issata a monito una forca sul punto più alto del Montello.
Le barche di Falzè restano così inoperose fino al 1797, con la conclusione della storia della Repubblica Veneta ma si avvia ad un inesorabile declino accelerato dalla presenza dei non lontani ponti della Priula e di Vidor.
L’attività procede fino al 9 novembre 1917 giorno che precede l’invasione nemica.
L’attività riprende poi per alcuni anni come risulta dal verbale del 2 aprile 1922, la giunta comunale di Sernaglia delibera l’acquisto di una barca e di una barchetta per un costo totale di Lire 6100.
Per il traghetto era stato stabilito un costo: 50 centesimi per il traghetto di una persona, 75 se munita di bicicletta. 50 centesimi il trasporto di piccoli animali, ma il costo sale a una lira per il trasporto di un cavallo o un bue.
Gli ultimi barcaioli sono Leone e Massimiliano De Boni, ridotti ad usare ormai solo l’imbarcazione piccola per i frequenti periodi di magra del fiume.
Tratto da: Falzè di Piave – Paese sul Fiume di Raffaello Spironelli.
Foto Archivio Gianangelo Breda

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