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La fabbrica di forni “Universal” dei fratelli Trinca

La fabbrica di forni “Universal”, attiva fra gli anni ’30 e gli anni ’80 del XX secolo, è stata il primo esempio di azienda nel settore elettromeccanico del comune di Sernaglia.
Fu fondata da Vittore Trinca (affiancato all’inizio da un cugino, l’ingegner Ossian Poli di Mel) con capitali derivanti dalle attività di famiglia nel campo agricolo e in quello della bachicoltura. Il signor Vittore diresse per un cinquantennio l’azienda dal punto di vista produttivo e amministrativo, mentre il settore commerciale veniva seguito dal fratello minore Giuseppe.

La fabbrica costruiva forni per panifici e pasticcerie (solo per un breve periodo vi fu affiancata la produzione di impastatrici automatiche). I modelli rimasero a lungo due: il forno elettromeccanico, con la camera di cottura riscaldata da resistenze, e quello con rivestimento in muratura, semismontabile. Quest’ultimo era riscaldato da tubi contenenti vapore, funzionava con combustibile solido, nafta o gasolio e – per la sua robustezza e durata – fu sempre il cavallo di battaglia della ditta. Nell’ultimo periodo si aggiunse il più versatile modello ciclotermico, interamente meccanico, con la camera avvolta da un getto d’aria riscaldato da un fornello a gasolio e fatto girare da un ventilatore.
Inizialmente l’azienda ebbe sede nei vecchi edifici di proprietà dei Trinca, dove si trovava anche lo stabilimento bacologico. Negli anni ’50 fu trasferita in un nuovo capannone, poi abbattuto per realizzare l’attuale Corte della Seta; gli uffici rimasero sempre nella vecchia sede. I forni venivano prodotti su ordinazione e, in ogni fase della produzione, veniva lavorato un unico “pezzo”. I clienti provenivano dal Veneto Orientale e Nord-Orientale e dal Friuli; per seguire la clientela, secondo i ricordi di alcuni anziani, Giuseppe Trinca arrivò a percorrere più di un milione di chilometri con la sua Fiat 124.

La “Universal” rimase sempre un’azienda artigianale, occupando in media una decina di dipendenti, ognuno adibito in prevalenza ad una specifica fase di produzione o lavorazione. La rinuncia alla crescita dimensionale fu una precisa scelta di Vittore Trinca, che riteneva la maggiore semplicità gestionale delle aziende artigiane più confacente al suo stile di direzione e ai suoi obiettivi.
In effetti, la gestione della fabbrica fu sempre di tipo tradizionale, anzi, in un certo senso, patriarcale. L’azienda aveva, per così dire, una direzione unificata con le altre attività di famiglia, appartenenti a settori del tutto differenti (agricoltura, allevamento, tessile). Ciò consentiva di utilizzare alcuni operai in modo “polivalente”, riempiendo così i tempi morti della produzione.

Anche le modalità di assunzione erano – secondo le testimonianze degli ex-dipendenti – “tradizionali”: il primo operaio lavorava già per i Trinca come manutentore nella Bacologia, e – come altri colleghi – proveniva da una vecchia famiglia di fabbri del paese. Nel periodo successivo l’assunzione comportava di norma un’accurata indagine del signor Vittore sulle capacità lavorative ed eventualmente scolastiche dei giovani candidati, e talvolta anche una visita “di conoscenza” nelle loro abitazioni.

La sorveglianza sul ciclo produttivo, viceversa, era assai meno rigida che in aziende più “moderne”: i lavoratori erano più autonomi e flessibili, in grado di compiere operazioni più varie e meno standardizzate. Tali caratteristiche – o, come avrebbe detto Marx, la “non alienazione” – erano particolarmente utili dato che i forni per panifici, dopo essere stati montati, necessitavano di ripetute “messe a punto” per garantire un riscaldamento uniforme di tutte le parti, operazioni che venivano effettuate sul posto dagli operai della “Universal” in base alle indicazioni “personalizzate” del cliente.

Le stesse caratteristiche di versatilità si riflettono anche nella fondazione, da parte di ex dipendenti messisi in proprio, di piccole aziende o microaziende. Ciò, di per sé, non sarebbe una rarità, ma la particolarità della fabbrica Trinca è il fatto che da essa sono nate, in maniera diretta o indiretta, aziende attive in settori fra loro anche molto diversi (termoidraulica, meccanica per l’agricoltura ecc.).

Martino Mazzon

Foto: fam. Trinca e Fotoclub Sernaglia

 

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