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El porzhel de Sant’Antoni

Diceva mio padre che fino a qualche decennio fa un maiale si aggirava per le strade del paese indisturbato. Un giorno si fermava in un cortile, un giorno in un altro. Ovunque trovava qualcosa con cui cibarsi. Aveva al collo un campanellino che lo identificava come “el porzhel de sant’Antoni”. Era di tutti e di nessuno. E aveva un’aura di sacralità. Ma nonostante questo, a fine anno veniva macellato e i suoi insaccati finivano al prete perché se ne servisse per i poveri del paese. Una tradizione che veniva da lontano, dal Medioevo profondo. Tanto che, per restare al nostro limitato territorio (ma potremmo girare l’Europa intera) Sant’Antonio con il suo inseparabile maiale lo vediamo rappresentato in affreschi e statue dal ‘200 fino al ‘900. Penso a San Pietro di Feletto, a Santa Maria Nova, a Mosnigo, solo citando a memoria e senza sforzarmi Uno dei santi in assoluto più venerati, presenti in chiese, capitelli campestri, altarini domestici, santini tascabili.

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