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Santa Libera a Fontigo

La devozione popolare a Santa Libera è molto antica, e, secondo la tradizione, è legata agli zattieri, addetti al trasporto del legname da costruzione legato in zattere lungo il Piave, fino a Venezia. Una località “Santa Libera” è già citata nel Catasto napoleonico di Fontigo (1810 circa).
 
Santa Libera si trova sull’argine del Piave, presso un antico mulino e, fino al 1912 non era una chiesetta, ma un semplice capitello, delle dimensioni di 2.20×1.10 metri (secondo una relazione del 1882) Ciò rendeva più facile una gestione “laica”, in mano alla Fabbriceria, dell’edificio e delle offerte ricevute da devoti provenienti anche da paesi lontani, che non erano poca cosa.
 
Santa Libera non era riconosciuta dalla Chiesa, ma il popolo la riteneva dotata di straordinari poteri di aiuto e patrocinio. Il nome Libera era esso stesso un’invocazione per chiedere la liberazione da ogni tribolazione. A causa sia della totale mancanza di notizie, sia degli eccezionali “poteri” della patrona, si diffuse l’idea che si trattasse in origine di una devozione mariana (“Santa Maria Liberatrice”). Il nome sarebbe poi stato abbreviato in Santa Libera, come a Malo, e, col passare del tempo, per errore, sarebbe nata l’idea di una figura diversa dalla Vergine.
 
Fra 1890 e 1920 vi fu un confronto anche aspro fra la popolazione e i parroci, che intendevano assumere la direzione di una devozione così importante nella vita cristiana del villaggio, “purificarla” da leggende medievali, e restituire il patrocinio del capitello alla Madonna. Il popolo rimase sempre legato all’idea di una patrona speciale del paese, e quindi di una figura diversa da Maria.
 
Quando il mulino fu ampliato e trasformato in latteria (1892 circa), si tentò addirittura di eliminare il capitello, ma la popolazione lo ricostruì più grande (1894). In seguito il parroco Giobatta Bolzan commissionò al pittore Andrea Zanzotto senior un quadro rappresentante la Madonna, ma in esso i Fontighesi identificarono Santa Libera nella giovinetta che offre fiori alla Vergine.
 
Nel 1912-13 l’edicola fu trasformata in un piccolo santuario. Il progetto è di Giovanni Varlonga di Moriago e fu realizzato dal capomastro Giuseppe Sartori. Nel 1917/18, quando Fontigo fu quasi completamente distrutto, Santa Libera, nonostante la vicinanza al Piave, non riportò praticamente danni, e in seguito ospitò le funzioni parrocchiali fino alla ricostruzione della chiesa (1922).
 
Don Ettore Benvegnù-Pasini, parroco dal 1921 al 1935, riuscì ad appianare il contrasto tra clero e popolo. Essendo impossibile convincere i Fontighesi a “trasferire” la loro devozione alla Madonna, don Ettore, dopo molte ricerche, individuò una martire venerata a Padova come santa Libera (che dovrebbe essere la stessa della santa Reparata di Firenze), e promosse l’identificazione con essa della santa di Fontigo. Commissionò anche una statua allo scultore Mansueto Stuffer di Ortisei, che rappresentò la Santa con la spada con cui Libera-Reparata fu martirizzata.
 
Nel secondo dopoguerra Santa Libera divenne anche la speciale patrona dei Fontighesi emigrati in tanti paesi del mondo per guadagnare il pane per le loro famiglie con lavori spesso non meno pericolosi di quello degli antichi zattieri.
 
Martino Mazzon
 

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